20 gennaio 2008

Domenica 20 gennaio 2008

Giovanni 1,29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele. Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

1. Disse un uomo ad un altro: «Durante l’alta marea, molto tempo fa, con la punta di un bastone scrissi una frase sulla sabbia e la gente ancora si ferma a leggerla ed ha cura che nulla la cancelli». Disse l’altro: «Anch’io scrissi una frase sulla sabbia, ma era bassa marea e le onde del mare immenso la lavarono via. Ma dimmi, tu cosa scrivesti?». Rispose il primo: «Io sono colui che è. E tu?». «Ecco cosa scrissi io» rispose il secondo: «Non sono che una goccia di questo grande oceano». Ho scoperto il segreto del mare meditando su una goccia di rugiada.
(Kahlil Gibran)

2. “Se ci potessimo tutti affacciare alla soglia della coscienza altrui, e ci apparissero nude le anime, le nostre beghe e i nostri rancori si scioglierebbero in una immensa pietà”.
(M. De Unamuno)

3. Siamo condannati alla dinamica della Pentecoste. Il cristianesimo è plurale. Deve imparare la diversità e non l’uniformità. E spero che si troverà nel ministero di Pietro un ministero di unità che è necessaria per tutte le Chiese, come ha voluto il Signore. Il papa in effetti può avere un suo ruolo da giocare perché si realizzi la comunione delle Chiese. Così è stato durante il primo millennio del cristianesimo, oggi soffro per lo spirito ecumenico perché nelle Chiese ci sono persone che lavorano contro l’unità o mettono in atto prassi difensive. Non prevarranno, perché lo spirito del Vangelo vincerà queste opposizioni. La Chiesa è il suo corpo, non può seguire altra rotta che quella del suo Signore! Ma deve avere il coraggio di essere uno spazio di incontro e di ascolto di ogni uomo allora il Vangelo potrà dilatarsi e raggiungere tutti. Io non sono d’accordo quando si afferma che il cristianesimo è uno dei tre monoteismi. Il cristianesimo è un monoteismo speciale, perché la via che ci porta a Dio come comunione e Trinità è un uomo. E’ per l’umanità di Cristo che possiamo andare a Dio. Un’altra specificità è che il cristianesimo ha stabilito tre rotture: fra il sangue e la famiglia, fra la terra e la patria, fra il tempio e la religione. Queste tre rotture impediscono ai cristiani di essere fondamentalisti, nazionalisti e uniformi. Certo, la verità resta una: è Cristo! ma l’antropologia cristiana è plurale, e deve assolutamente passare attraverso un’interpretazione umana. Una terza specificità cristiana consiste nel credere che ogni uomo è ad immagine e somiglianza di Dio. Anche se un uomo perde la somiglianza con Dio, conserva in sé l’immagine di Dio e resta perciò sempre capace di fare il bene. Occorre portare avanti un dialogo per essere insieme fratelli, avendo il coraggio del confronto, e di chiedere all’islam come all’ebraismo di leggere i testi come parole umane dove si può ritrovare la parola di Dio, ma senza dare spazio al fondamentalismo o a letture senza rapporto con la realtà. I cristiani, e soprattutto i cattolici, ascoltano troppo poco. Senza ascolto, niente comunicazione e niente avvenire comune. Solo l’esercizio dell’ascolto può condurre alla comunicazione, e poi la comunicazione portare alla comunione. Non possiamo esprimerci con interdetti. Dobbiamo parlare ai credenti e ai non-credenti con altri termini che non siano quelli della catechesi. Per quanto riguarda la vita interna alla Chiesa, c’è una parola che non abbiamo il coraggio di usare: “sinodalità”. La sinodalità consiste nel camminare insieme, con le nostre differenze. La Chiesa parla di collegialità, cosa che si riferisce ad una stessa appartenenza. La sinodalità è una necessità urgente per mostrare che la Chiesa è una comunione nella diversità. Se la Chiesa non è una comunione al suo interno, non saprà essere in comunione con gli altri. E quando si fa il proprio cammino senza gli altri, si finisce col farlo contro gli altri.
(Enzo Bianchi)

4. Si parla tanto delle illusioni di quelli che amano, ma sarebbe meglio parlare della cecità di quelli che non amano
(T. Bernard)

5. Alfredo Ormando (1958-1998) Nel dicembre 1997 indirizza questa lettera a un amico di Reggio Emilia: “Caro Adriano, quest’anno non sento più il Natale, mi è indifferente come tutte le cose; non c’è nulla che riesca a richiamarmi alla vita. I miei preparativi per il suicidio procedono inesorabilmente; sento che questo è il mio destino, l’ho sempre saputo e mai accettato, ma questo destino tragico è là ad aspettarmi con una certosina pazienza che ha dell’incredibile. Non sono riuscito a sottrarmi a quest’idea di morte, sento che non posso evitarlo, tantomeno far finta di vivere e progettare un futuro che non avrò; il mio futuro non sarà altro che la prosecuzione del presente. Vivo con la consapevolezza di chi sta per lasciare la vita terrena e ciò non mi fa orrore, anzi!, non vedo l’ora di porre fine ai miei giorni; penseranno che sia un pazzo perché ho deciso Piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo. Spero che capiranno il messaggio che voglio dare; è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia”. "Voglio morire, non sopporto di essere sempre emarginato" "Chiedo scusa per essere venuto al mondo, per aver appestato l’aria che voi respirate con il mio venefico respiro, per aver osato di pensare e di agire da uomo, per non aver accettato una diversità che non sentivo, per aver considerato l’omosessualità una sessualità naturale, per essermi sentito uguale agli eterosessuali e secondo a nessuno, per aver ambito a diventare uno scrittore, per aver sognato, per aver riso" "Il mostro se ne va per non recarvi offesa, per non farvi più vergognare con la sua ignobile presenza, per non farvi schifare e voltare le spalle quando lo incontrate per strada". "Non riuscivo più ad ingannare la mia biologica voglia di vivere, a farmi una ragione sulla mia emarginazione, sulla mia sconfinata solitudine". "Non permettete che io abbia una lacrimata tomba, che io diventi un appestato anche da morto. Se la benzina non avrà fatto il suo dovere, riducetemi in cenere, crematemi e spargete le mie ceneri nella campagna romana: vorrei essere utile almeno come concime". "Pensa, con un gesto solo mi libererò sempre di voi tutti ... in questi 39 anni non ho mai rappresentato nulla, anzi vi vergognavate di me ...non ho paura della morte ... è un ritorno nella mia vera casa". Nei primi di gennaio del 1998 sente di essere arrivato all’ultima stazione della sua dolorosa via crucis. Una donna che pulisce i gabinetti a piazza San Pietro lo vede mentre si versa addosso la benzina e poi corre avvolto dalle fiamme verso il centro della piazza. Gli agenti di polizia lo soccorrono e uno di loro tenta di spegnere le fiamme usando la propria giacca. Prima di perdere coscienza Alfredo mormora: “Non sono neanche stato capace di morire”. Muore dopo dieci giorni di agonia. Le lettere che si era portato appresso non vengono pubblicate e la sala stampa del Vaticano rilascia un comunicato stampa, dichiarando che Alfredo non si è suicidato a causa della sua omosessualità o in protesta contro la chiesa cattolica, ma perché ha seri problemi in famiglia. Ma, subito dopo la sua morte l’ANSA riceve le sue lettere con la posta e ne pubblica una parte. Ad una persona cattolicissima, che sfacciatamente lo emargina scrive: “Se la religione cattolica apostolica romana Le permette di essere razzista contro i cosiddetti diversi, La compiango moltissimo. Si vede che non ha capito nulla della vita e dell’amore verso il prossimo: già, noi mostri non siamo il vostro prossimo, noi apparteniamo ad un’altra religione”.

6. “Un uomo è buono a condizione che lo sia con tutti”