Domenica 24 febbraio 2008
Giovanni 4,4-22
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?», i Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice:”Dammi da bere!’, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». »Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore — gli dice la donna —, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «lo non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “lo non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui nè su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora — ed è questa — in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro:«Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». »E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
1. Le cause sacre non sono eterne. Quello che è eterno è la povera carne sofferente dell’umanità.
(Anise Postel-Vinay)
2. Sì, lo so che l’Italia è stata accusata, prima dal New York Times e poi dal Time di Londra, di essere depressa e sfiduciata. Ma io posso testimoniare il contrario. L’Italia è un Paese di speranza, di generosità di solidarietà e di condivisione come nessun altro al mondo. Ci sono più dottori, infermieri, educatori italiani nel terzo mondo che di nessun’altra nazionalità. Oggi nel delta del Gange, devastato dal recente ciclone del Bangladesh, un battello ospedale, uno dei quattro che ho varato in quella zona dove più di 4 milioni di persone sopravvivono su 54 isole senza alcun soccorso medico, senza acqua potabile senza scuole, si chiama “Città di Torino e città di Lecco”. No, non si può dire che l’Italia sia un Paese depresso e senza fiducia”.
(Dominique Lapierre)
3. Noi non conosciamo affatto i popoli delle Indie Orientali, frequentate unicamente da Europei più avidi di riempirsi le borse che le teste. L’Africa intera e i suoi numerosi abitanti, tanto singolari per il carattere quanto per il colore, sono ancora da esaminare; tutta la terra è coperta di genti di cui non conosciamo neanche i nomi e abbiamo la pretesa di giudicare il genere umano.
(J.J.Rousseau, Discorso sull’origine della disuguaglianza)
4. Un cacicco di grande importanza era passato dall’isola Espagnola a Cuba con gran parte della sua gente, per sfuggire alle calamità e alle azioni disumane dei cristiani, e, stando nell’isola di Cuba, certi indiani lo informarono che stavano arrivando gli spagnoli; riunì allora quasi o tutti i suoi e disse loro: “Saprete già che si dice che stiano venendo i cristiani, e saprete anche quel che hanno fatto ai signori tale e tale e tale; e la gente di Haiti viene qui a fare le stesse cose. E sapete perché lo fanno?” Risposero: “No, ma sappiamo che sono di natura crudele e malvagia”. E lui disse: “Non è solo per questo, ma anche perché hanno un Dio che adorano e amano molto, e per averlo qui e poterlo adorare, ci sottomettono e ci uccidono”. Aveva con sé un piccolo canestro pieno d’oro e di gioielli e disse: “Vedete qui il dio dei cristiani -festeggiamolo, se volete, con balli e danze, e chissà se in questo modo in questo modo non lo si contenti, e ordini loro di non farci del male”. Danzarono davanti all’oro fino a esserne stanchi. e dopo il cacicco disse: “Ascoltate, comunque vadano le cose, se lo teniamo, per portarcelo via finiranno con l’ammazzarci: gettiamolo nel fiume”. Tutti decisero di fare così, e lo buttarono in un gran fiume che scorreva lì vicino”.(Bartolemè de Las Casas, Brevissima relazione della distruzione delle Indie). Le biografie di maniera dicono che Colombo era devotissimo, pio. La pietà però non gli impedì, una volta che nel primo viaggio non trovò oro, di tornare con le navi cariche di schiavi, cosa che turbò la coscienza alquanto candida di Isabella.
5. Ho imparato... che nessuno è perfetto... Finché non ti innamori.
Ho imparato... che la vita è dura... Ma io di più!
Ho imparato...che le opportunità non vanno mai perse. Quelle che lasci andare tu... le prende qualcun altro.
Ho imparato... che quando serbi rancore e amarezza la felicità va da un'altra parte.
Ho imparato... che bisognerebbe sempre usare parole buone...Perchè domani forse si dovranno rimangiare.
Ho imparato... che un sorriso è un modo economico per migliorare il tuo aspetto.
Ho imparato... che non posso scegliere come mi sento...Ma posso sempre farci qualcosa.
Ho imparato... che tutti vogliono vivere in cima alla montagna....Ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali.
Ho imparato... che bisogna godersi il viaggio e non pensare solo alla meta.
Ho imparato... che è meglio dare consigli solo in due circostanze...Quando sono richiesti e quando ne dipende la vita.
Ho imparato... che meno tempo spreco... più cose faccio.
7. Che cosa accadrebbe se semplicemente smettessimo di affannarci a costruire questa tremenda torre unitaria? Che cosa, se invece dovessimo rimanere nelle nostre belle piccole capanne e case e focolari domestici e cupole e incominciassimo a costruire sentieri di comunicazioni (invece che solo di trasporto), che potrebbero col tempo convertirsi in vie di comunione, fra differenti tribù, stili di vita, religioni, filosofie, colori, razze e tutto il resto? E anche se non riuscissimo ad abbandonare il sogno del sistema monolitico della Torre di Babele che è diventato il nostro incubo ricorrente, questo sogno di una umanità unitaria non potrebbe essere soddisfatto. Costruendo semplicemente strade di comunicazione piuttosto che qualche gigantesco impero, vie di comunicazione invece che di coercizione, sentieri che possono condurci al superamento del nostro provincialismo, senza spingerci tutti nello stesso sacco, nello stesso culto, nella monotonia della stessa cultura?
(Pannikar)
Giovanni 4,4-22
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?», i Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice:”Dammi da bere!’, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». »Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore — gli dice la donna —, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «lo non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “lo non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui nè su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora — ed è questa — in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro:«Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». »E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
1. Le cause sacre non sono eterne. Quello che è eterno è la povera carne sofferente dell’umanità.
(Anise Postel-Vinay)
2. Sì, lo so che l’Italia è stata accusata, prima dal New York Times e poi dal Time di Londra, di essere depressa e sfiduciata. Ma io posso testimoniare il contrario. L’Italia è un Paese di speranza, di generosità di solidarietà e di condivisione come nessun altro al mondo. Ci sono più dottori, infermieri, educatori italiani nel terzo mondo che di nessun’altra nazionalità. Oggi nel delta del Gange, devastato dal recente ciclone del Bangladesh, un battello ospedale, uno dei quattro che ho varato in quella zona dove più di 4 milioni di persone sopravvivono su 54 isole senza alcun soccorso medico, senza acqua potabile senza scuole, si chiama “Città di Torino e città di Lecco”. No, non si può dire che l’Italia sia un Paese depresso e senza fiducia”.
(Dominique Lapierre)
3. Noi non conosciamo affatto i popoli delle Indie Orientali, frequentate unicamente da Europei più avidi di riempirsi le borse che le teste. L’Africa intera e i suoi numerosi abitanti, tanto singolari per il carattere quanto per il colore, sono ancora da esaminare; tutta la terra è coperta di genti di cui non conosciamo neanche i nomi e abbiamo la pretesa di giudicare il genere umano.
(J.J.Rousseau, Discorso sull’origine della disuguaglianza)
4. Un cacicco di grande importanza era passato dall’isola Espagnola a Cuba con gran parte della sua gente, per sfuggire alle calamità e alle azioni disumane dei cristiani, e, stando nell’isola di Cuba, certi indiani lo informarono che stavano arrivando gli spagnoli; riunì allora quasi o tutti i suoi e disse loro: “Saprete già che si dice che stiano venendo i cristiani, e saprete anche quel che hanno fatto ai signori tale e tale e tale; e la gente di Haiti viene qui a fare le stesse cose. E sapete perché lo fanno?” Risposero: “No, ma sappiamo che sono di natura crudele e malvagia”. E lui disse: “Non è solo per questo, ma anche perché hanno un Dio che adorano e amano molto, e per averlo qui e poterlo adorare, ci sottomettono e ci uccidono”. Aveva con sé un piccolo canestro pieno d’oro e di gioielli e disse: “Vedete qui il dio dei cristiani -festeggiamolo, se volete, con balli e danze, e chissà se in questo modo in questo modo non lo si contenti, e ordini loro di non farci del male”. Danzarono davanti all’oro fino a esserne stanchi. e dopo il cacicco disse: “Ascoltate, comunque vadano le cose, se lo teniamo, per portarcelo via finiranno con l’ammazzarci: gettiamolo nel fiume”. Tutti decisero di fare così, e lo buttarono in un gran fiume che scorreva lì vicino”.(Bartolemè de Las Casas, Brevissima relazione della distruzione delle Indie). Le biografie di maniera dicono che Colombo era devotissimo, pio. La pietà però non gli impedì, una volta che nel primo viaggio non trovò oro, di tornare con le navi cariche di schiavi, cosa che turbò la coscienza alquanto candida di Isabella.
5. Ho imparato... che nessuno è perfetto... Finché non ti innamori.
Ho imparato... che la vita è dura... Ma io di più!
Ho imparato...che le opportunità non vanno mai perse. Quelle che lasci andare tu... le prende qualcun altro.
Ho imparato... che quando serbi rancore e amarezza la felicità va da un'altra parte.
Ho imparato... che bisognerebbe sempre usare parole buone...Perchè domani forse si dovranno rimangiare.
Ho imparato... che un sorriso è un modo economico per migliorare il tuo aspetto.
Ho imparato... che non posso scegliere come mi sento...Ma posso sempre farci qualcosa.
Ho imparato... che tutti vogliono vivere in cima alla montagna....Ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali.
Ho imparato... che bisogna godersi il viaggio e non pensare solo alla meta.
Ho imparato... che è meglio dare consigli solo in due circostanze...Quando sono richiesti e quando ne dipende la vita.
Ho imparato... che meno tempo spreco... più cose faccio.
7. Che cosa accadrebbe se semplicemente smettessimo di affannarci a costruire questa tremenda torre unitaria? Che cosa, se invece dovessimo rimanere nelle nostre belle piccole capanne e case e focolari domestici e cupole e incominciassimo a costruire sentieri di comunicazioni (invece che solo di trasporto), che potrebbero col tempo convertirsi in vie di comunione, fra differenti tribù, stili di vita, religioni, filosofie, colori, razze e tutto il resto? E anche se non riuscissimo ad abbandonare il sogno del sistema monolitico della Torre di Babele che è diventato il nostro incubo ricorrente, questo sogno di una umanità unitaria non potrebbe essere soddisfatto. Costruendo semplicemente strade di comunicazione piuttosto che qualche gigantesco impero, vie di comunicazione invece che di coercizione, sentieri che possono condurci al superamento del nostro provincialismo, senza spingerci tutti nello stesso sacco, nello stesso culto, nella monotonia della stessa cultura?
(Pannikar)