Domenica 9 marzo 2008
Giovanni 11,1-44
Era allora ammalato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, il tuo amico è malato ». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato ». Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella Lazzaro. Quand’ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. ‘Poi, disse ai discepoli: Andiamo di nuovo in Giudea! ». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo? ». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo. “ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce ». “Così parlò e poi soggiunse loro: « Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo ». “Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s’è addormentato, guarirà ». Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui! ». Allora Tommaso, chiamato Didimo disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui ». “Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quatro giorni nel sepolcro. Betania distava da Gerusalemme meno di due miglia “e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! “Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà ». “Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà ». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». “Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in anche se muore, vivrà; “chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo? ». “Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo ». Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama ». Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. “Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andai, contro. “Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando:«Va al sepolcro per piangere là ». Maria, dunque, quando giunse dov’era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo:” Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! ». Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: « Dove l’avete posto? ». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere ». Gesù scoppiò in pianto. “Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava! ». Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse? ». Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e sopra vi era posta una pietra. “Disse «Togliete la pietra! ». Gli rispose Marta, la sorella del : «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai gloria di Dio? ». “Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. “Io so che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato ». ‘E detto questo gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori! ». Il morto uscì con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare ». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione.
1. Per Zundel l’eucarestia rivelerà tutta la sua fecondità solo quando invaderà tutta l’umanità e prima di tutto noi stessi, che dobbiamo essere gli strumenti del suo irradiamento; è impossibile che il regno di Dio si stabilisca se non attraverso la nostra trasformazione in lui». L’eucaristia è il mezzo privilegiato di questa trasformazione. «L’uomo è da fare. Noi siamo degli inizi di uomo, dice san Giacomo, degli abbozzi di uomo. Dio ha orrore del tutto già fatto. Dio crea l’uomo capace di creare se stesso». L’eucarestia aiuta straordinariamente l’uomo a creare se stesso nella gioia e nella fede. «Questa tavola è il nervo delle nostre anime , il luogo dei nostri spiriti, il sostegno della nostra fiducia, il nostro spirito, la nostra salvezza, la nostra luce e la nostra vita”
(G. G. Crisostomo)
2. Marie Noel traumatizzata dalla morte del fratello, deceduto a 12 anni, scriverà: “Verrò un giorno consolata delle mie collere contro la Morte?... Ho un bel leggere, imparare, sapere, pensare e credere tutto il bene che si può dire di lei; la Morte mi ha sempre trovato urlante di fronte al cielo». «Tutte le spiegazioni crollano di fronte allo scandalo della sofferenza di un bambino», scrive da parte sua p. Rey-Mermet che ricorda a questo proposito un’esclamazione di Ivan Karamazov: «Non parlo delle sofferenze degli adulti: loro hanno mangiato la mela e che il diavolo se li porti tutti!... Ma i bambini! i bambini!».
3. Pirandello nel fu Mattia Pascal: “Non possiamo comprendere la vita, se in qualche modo non ci spieghiamo la morte. Il criterio direttivo delle nostre azioni, il filo per uscire da questo labirinto, il lume insomma deve venirci di là, dalla morte”. Già il Siracide ammoniva: “In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato” (7, 36). E Gesù esortava il discepolo a “non accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassano e rubano, ma ad accumulare tesori nel cielo, dove né tignola nè ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano” (Matteo 6, 19-20).
4. Il grande poeta austriaco Rainer M. Rilke scriveva: “La morte è il lato della vita rivolto dall’altra parte rispetto a noi. È il lato non illuminato da noi".
5. La concezione dell’oltrevita dell’Antico Testamento —espresso col termine ebraico “Sheol”— è contrassegnata da una tonalità amara: è una sorta di città sotterranea ove tutte le creature umane si ritrovano in un’atmosfera di oscurità e di silenzio. È l’area dell’assenza del Dio della vita e della luce. Non per nulla il re Ezechia, una volta guarito da una malattia a prima vista mortale, non esita a pregare così: “Non gli inferi (lo Sheol) ti lodano, o Signore, nè la morte ti canta inni; quanti scendono nella fòssa non sperano nella tua fèdeltà. Il vivente, il vivente, invece, ti rende grazie, come io faccio oggi” (Isaia 38,18-19,). Si comprende, così, l’aspetto “terrenista” della visione an ticotestamentana, l’appassionata esaltazione della vita nel tempio e nel tempo: se il fedele dovesse morire, si argomenta curiosamente in alcuni testi biblici, Dio perderebbe un suo cantore nel tempio e un operatore di giustizia nel mondo. Qohelet esprime in modo netto, radicale e aspro, com’è suo costume, questa prospettiva tradizionale, per altro condivisa da molti uomini e donne di tutti i tempi: “Riguardo ai figli dell’uomo mi sono detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie. Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un unico soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere. Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?” (Qohelet 3,18-21). In questa linea si muoveva anche quel capolavoro della letteratura mesopotamica che è l’Epopea di Ghilgamesh, storia di una ricerca ansiosa dell’ immortalità attraverso un pellegrinaggio all’isola dei beati per acquisire l’albero della vita. L’esito è, però, inesorabile: “Ghilgamesh, dove vai vagabondando? La vita che tu cerchi non la potrai trovare! Quando gli dei crearono l’uomo, in sorte gli dettero la morte e la vita trattennero per sé. Ghilgamesh, pensa solo a mangiare, a star allegro giorno e notte, a rendere colmi di felicità i tuoi giorni.., perché solo queste cose sono alla portata dell’uomo!”. Molti nostri compagni di vita, ripetono le parole della poesia Contro la seduzione di Bertolt Brecht, drammaturgo tedesco ateo, morto nel 1956: “Non vi fate sedurre, non esiste ritorno.. ./ Morite come tutte le bestie e non c’è niente, dopo”.
6. Gesù Cristo non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ma il sale. Ora il sale su una pelle a vivo è una cosa che brucia, ma le impedisce di marcire. La parola di Dio è un ferro rovente, chi l‘insegna non può non scottarsi le mani.
(GeorgeS Bernanos)
Giovanni 11,1-44
Era allora ammalato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, il tuo amico è malato ». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato ». Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella Lazzaro. Quand’ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. ‘Poi, disse ai discepoli: Andiamo di nuovo in Giudea! ». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo? ». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo. “ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce ». “Così parlò e poi soggiunse loro: « Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo ». “Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s’è addormentato, guarirà ». Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui! ». Allora Tommaso, chiamato Didimo disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui ». “Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quatro giorni nel sepolcro. Betania distava da Gerusalemme meno di due miglia “e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! “Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà ». “Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà ». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». “Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in anche se muore, vivrà; “chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo? ». “Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo ». Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama ». Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. “Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andai, contro. “Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando:«Va al sepolcro per piangere là ». Maria, dunque, quando giunse dov’era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo:” Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! ». Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: « Dove l’avete posto? ». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere ». Gesù scoppiò in pianto. “Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava! ». Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse? ». Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e sopra vi era posta una pietra. “Disse «Togliete la pietra! ». Gli rispose Marta, la sorella del : «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai gloria di Dio? ». “Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. “Io so che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato ». ‘E detto questo gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori! ». Il morto uscì con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare ». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione.
1. Per Zundel l’eucarestia rivelerà tutta la sua fecondità solo quando invaderà tutta l’umanità e prima di tutto noi stessi, che dobbiamo essere gli strumenti del suo irradiamento; è impossibile che il regno di Dio si stabilisca se non attraverso la nostra trasformazione in lui». L’eucaristia è il mezzo privilegiato di questa trasformazione. «L’uomo è da fare. Noi siamo degli inizi di uomo, dice san Giacomo, degli abbozzi di uomo. Dio ha orrore del tutto già fatto. Dio crea l’uomo capace di creare se stesso». L’eucarestia aiuta straordinariamente l’uomo a creare se stesso nella gioia e nella fede. «Questa tavola è il nervo delle nostre anime , il luogo dei nostri spiriti, il sostegno della nostra fiducia, il nostro spirito, la nostra salvezza, la nostra luce e la nostra vita”
(G. G. Crisostomo)
2. Marie Noel traumatizzata dalla morte del fratello, deceduto a 12 anni, scriverà: “Verrò un giorno consolata delle mie collere contro la Morte?... Ho un bel leggere, imparare, sapere, pensare e credere tutto il bene che si può dire di lei; la Morte mi ha sempre trovato urlante di fronte al cielo». «Tutte le spiegazioni crollano di fronte allo scandalo della sofferenza di un bambino», scrive da parte sua p. Rey-Mermet che ricorda a questo proposito un’esclamazione di Ivan Karamazov: «Non parlo delle sofferenze degli adulti: loro hanno mangiato la mela e che il diavolo se li porti tutti!... Ma i bambini! i bambini!».
3. Pirandello nel fu Mattia Pascal: “Non possiamo comprendere la vita, se in qualche modo non ci spieghiamo la morte. Il criterio direttivo delle nostre azioni, il filo per uscire da questo labirinto, il lume insomma deve venirci di là, dalla morte”. Già il Siracide ammoniva: “In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato” (7, 36). E Gesù esortava il discepolo a “non accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassano e rubano, ma ad accumulare tesori nel cielo, dove né tignola nè ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano” (Matteo 6, 19-20).
4. Il grande poeta austriaco Rainer M. Rilke scriveva: “La morte è il lato della vita rivolto dall’altra parte rispetto a noi. È il lato non illuminato da noi".
5. La concezione dell’oltrevita dell’Antico Testamento —espresso col termine ebraico “Sheol”— è contrassegnata da una tonalità amara: è una sorta di città sotterranea ove tutte le creature umane si ritrovano in un’atmosfera di oscurità e di silenzio. È l’area dell’assenza del Dio della vita e della luce. Non per nulla il re Ezechia, una volta guarito da una malattia a prima vista mortale, non esita a pregare così: “Non gli inferi (lo Sheol) ti lodano, o Signore, nè la morte ti canta inni; quanti scendono nella fòssa non sperano nella tua fèdeltà. Il vivente, il vivente, invece, ti rende grazie, come io faccio oggi” (Isaia 38,18-19,). Si comprende, così, l’aspetto “terrenista” della visione an ticotestamentana, l’appassionata esaltazione della vita nel tempio e nel tempo: se il fedele dovesse morire, si argomenta curiosamente in alcuni testi biblici, Dio perderebbe un suo cantore nel tempio e un operatore di giustizia nel mondo. Qohelet esprime in modo netto, radicale e aspro, com’è suo costume, questa prospettiva tradizionale, per altro condivisa da molti uomini e donne di tutti i tempi: “Riguardo ai figli dell’uomo mi sono detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie. Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un unico soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere. Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?” (Qohelet 3,18-21). In questa linea si muoveva anche quel capolavoro della letteratura mesopotamica che è l’Epopea di Ghilgamesh, storia di una ricerca ansiosa dell’ immortalità attraverso un pellegrinaggio all’isola dei beati per acquisire l’albero della vita. L’esito è, però, inesorabile: “Ghilgamesh, dove vai vagabondando? La vita che tu cerchi non la potrai trovare! Quando gli dei crearono l’uomo, in sorte gli dettero la morte e la vita trattennero per sé. Ghilgamesh, pensa solo a mangiare, a star allegro giorno e notte, a rendere colmi di felicità i tuoi giorni.., perché solo queste cose sono alla portata dell’uomo!”. Molti nostri compagni di vita, ripetono le parole della poesia Contro la seduzione di Bertolt Brecht, drammaturgo tedesco ateo, morto nel 1956: “Non vi fate sedurre, non esiste ritorno.. ./ Morite come tutte le bestie e non c’è niente, dopo”.
6. Gesù Cristo non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ma il sale. Ora il sale su una pelle a vivo è una cosa che brucia, ma le impedisce di marcire. La parola di Dio è un ferro rovente, chi l‘insegna non può non scottarsi le mani.
(GeorgeS Bernanos)